Dopo numerose recensioni positive in Italia e all’estero, esce in una preziosa edizione in vinile con tiratura limitata e numerata, “The Shining of Things. Dedicated to David Sylvian“. Il progetto discografico della cantante Serena Spedicato affiancata dal pianista, compositore e arrangiatore Nicola Andrioli, dal trombettista scandinavo Kalevi Louhivuori e dal percussionista Michele Rabbia nasce dal desiderio di rileggere e sviluppare un songbook sui camei più significativi dell’immensa produzione artistica dell’artista britannico David Sylvian. Prodotto nell’estate 2019 da Maurizio Bizzochetti per l’etichetta Dodicilune con il sostegno di Puglia Sounds Record e con il supporto di “Carofalo Silvia e Dario – Agenti di assicurazione dal 1989″ e Dimore Romano, dopo la distribuzione in cd nei negozi di tutto il mondo con Ird e nei migliori store on line grazie a Believe Digital, in questi giorni, in collaborazione con Audiosinapsi, The Shining of Things esce anche in una preziosa edizione in vinile con tiratura limitata e numerata (300 copie). Il vinile è in vendita a 22.90 euro (più spese di spedizione) sul sito dodiciluneshop.it e sulla pagina Discogs dell’etichetta.
Strumentista, compositore e autore di musica sperimentale, intima e sofisticata, mista al jazz, all’ambient più colto e minimale e al rock d’avanguardia, David Sylvian è uno straordinario vocalist dal timbro originale e pulito, caldo e profondo, a volte quasi indefinibile e fluttuante a mezz’aria. L’intreccio dialettico e creativo del disco – che ospita le note di copertina del sassofonista Roberto Ottaviano – è affidato dunque alla voce elegante della cantante leccese Serena Spedicato, al pianismo sapiente e raffinato di Nicola Andrioli, pugliese d’origine ma da anni residente in Belgio, anche autore degli arrangiamenti originali scritti per questa produzione, al ricercato suono del trombettista scandi navo Kalevi Louhivuori e al profondo spessore poetico del percussionista Michele Rabbia. Attraverso la libera espressione del linguaggio dei quattro musicisti, il disco fruga e ricerca quel fil-rouge che avvicina l’opera di Sylvian alle atmosfere aperte, intime e rarefatte del jazz europeo, esalta le caratteristiche “nascoste” nei suoi viaggi sonori e le tramuta in una rilettura musicale con un sigillo personale che esalta il significato stretto e spirituale dei suoi testi, delle sue melodie e delle sue armonie. La foto di copertina è di Giacomo Rosato.
Audiosinapsi – che collabora alla realizzazione del vinile – è un progetto editoriale per la divulgazione della musica d’autore e della sua fedele riproduzione domestica attraverso le apparecchiature elettroniche che hanno segnato la storia dell’Hi Fi. Nasce nel gennaio del 2019 in uno storico palazzotto del centro storico di Lecce, all’interno del quale ha sede l’agenzia di marketing e comunicazione Sinapsi & Partners, ideatrice del progetto. La redazione giornalistica si compone di appassionati del settore, equamente distribuiti sul territorio nazionale e si arricchisce continuamente degli spunti di discussione del gruppo audiofilo FB “Audiophile Music Club“. Numerose le recensioni di album in vinile e cd che si distinguono per valore artistico e straordinaria tecnica di ripresa in studio e live. Dopo l’avvento dei file lossy (mp3) e della “loudness war”, è sempre più sentita la necessità di ricavare raffinati spazi domestici nei quali immergersi per ricercare le sopite emozioni della musica acustica live che solo teatri e jazz club sono in grado di donare agli appassionati di tutto il mondo. La sede della redazione giornalistica di Audio Sinapsi, ospita tre sale d’ascolto necessarie per le recensioni di dischi, giradischi, amplificatori e diffusori acustici, ospitando mensilmente presentazioni di nuovi lavori artistici e incontri fra appassionati.
«La canzone è un posto del cuore. È anche una storia, una visione, un messaggio che dovrebbe toccare l’anima e la mente. Un cibo naturale e salutare, poetico e vitale di cui dovremmo alimentarci sempre più spesso per ritrovare quei sottili fili che legano la nostra esistenza, che tiene in vita le memorie e ci fa ritrovare armonie smarrite», scrive il compositore e musicista Roberto Ottaviano nelle note di copertina. «La storia della musica è praticamente pervasa di canzoni straordinarie, da Monteverdi ai Beatles, da Handel a Ellington, da Bacharach a Battisti. Canzoni su cui si sono formate umanamente e culturalmente molte generazioni. Mi sono chiesto più volte se fosse giusto, a questo proposito, scomodare la parola “poesia” e la risposta è stata che in taluni casi sarebbe più che appropriato, senza che questo debba infrangere una qualche sacralità dell’etichetta. Infatti non solo i versi a guisa di appunti da un diario, dal taccuino di viaggio, da lettere mai inviate, vengono perfettamente restituiti dal suo autore nella dimensione della canzone, e c’è dell’altro. Attraverso la multidimensionalità del timbro vocale e del disegno melodico, i cromatismi sonori, il diagramma ritmico, si apre una porta nello spazio privato del songwriter che disvela un luogo popolato di figure e oggetti, miti e leggende, una topografia immaginifica che integra diversi piani di lettura e ascolto che spesso la sola parola scritta tende ad occultare in un geroglifico indecifrabile», prosegue. «Tra i tanti spazi privati rivelati credo ne esista uno in particolare, un sentiero pregno di unicità e bellezza collocato nella terra di Albione, laddove il rapporto tra poesia e canzone si libera da perimetri stringenti. Qui più che altrove, se si percorre a ritroso questo viatico, affiorano i segni potenti di questa espressività, come un orto botanico rigoglioso ed enigmatico spesso rappresentato come metafora in diverse copertine di vecchi vinili. Se infatti penso a Nick Drake, Pete Sinfield, David Bowie, Peter Hammill, Peter Gabriel, Robert Wyatt solo per citarne alcuni, ciascuno di essi ha contribuito a determinare una vera e propria genealogia della poesia sonora cui mi riferisco. David Sylvian, in questo cenacolo, si ritaglia un spazio peculiare, con a ricco corredo un humus di materiali disparati che egli stesso dispone sullo scrittoio: le immagini fotografiche, gli esperimenti elettronici, le Hypergraphie, una multimedialità vitale insomma. Stiamo evidentemente parlando di una figura emblematica e complessa dal punto di vista artistico ed estetico, riferimento al quale accostarsi in termini interpretativi diventa un compito ardito e insidioso. L’operazione che fronteggia Serena Spedicato è dunque piena di trappole ed interrogativi, bissando qui coraggiosamente la sfida affrontata alcuni anni fa con un disco dedicato a Tom Waits», sottolinea Ottaviano. «Non si tratta di affrontare il Songbook di Broadway, sancta sanctorum attraversato in lungo e in largo da migliaia di interpreti (certo, molte volte con esiti straordinari), oppure il brano Pop di tendenza da tanti inserito in repertorio con arrangiamenti pure intriganti. Niente di tutto questo. Avverto piuttosto, e credo di non sbagliare, lo spirito di Alice che guarda nello specchio al fine di ritrovare una immagine di sé e tuffarsi in un viaggio interiore. Serena fa propri i testi di Sylvian e li destruttura musicalmente in modo da evitare di fargli il “verso”, li rende così quasi avulsi dall’originale e li colloca in una ambientazione meno evanescente, più terrigna, forse intrisi di quella terra da cui proviene la cantante. Un profondo Sud, quello Salentino, nobile e ricercato, finisterrae ma al contempo porta verso l’ignoto. Come Sylvian, Serena ama le trame acustiche, i reverberi ricercati, il tintinnìo pianistico di un musicista raffinatissimo eppure schivo come Nicola Andrioli, la concretezza e la dimensione percussiva di un maestro come Michele Rabbia, l’imprescindibile suono arcaico della tromba, che fu di Kenny Wheeler, di Jon Hassell, Mark Isham e infine di Arve Enriksen nei lavori dell’artista britannico, qui affidato ad un genius loci scandinavo, Kalevi Louhivuori, che di questi raccoglie le sementi rilanciandole oltre. Ma su tutto gravita lei, Serena, con una voce che narra come in Orpheus, sussurra con consonanza di testa e al suo registro pulito pieno di armonici, Serena – Sirena che contrappunta il soffio di Louhivuori in Weathered Wall. Un colore vocale a tratti memore di due interpreti divergenti e convergenti allo stesso tempo: la norvegese Karin Krog e la britannica June Tabor. Tale è il suo essere parte di questa storia che può concedersi anche l’orpello dell’overdubbing, in Heartbeat, con grande gusto e sobrietà. Sebbene tutto il lavoro beneficia di una coralità encomiabile, non mancano momenti in cui le personalità emergono in modo spontaneo e necessario come gli interventi pianistici di Andrioli in Brilliant Trees o quelli di Louhivuori in Laughter and Forgetting, mentre Rabbia cesella di fino ovunque, come un respiro che cuce il tessuto dei brani. E dunque Serena/Alice attraversa la terra di Sylvian che è multiforme, minimalista, ambient, new age, senza “farsi tagliare la testa”, con l’abbandono del musicista profondo, senza farsi “ipnotizzare” inutilmente dallo sciubidù jazzistico di maniera, senza cedere alla tentazione di una prevedibile lectio restituta, come tanti omaggi ricorrenti, regalandoci una pagina strappata e, azzardo, riscritta per intero».
• Video
• Track List
1 – Orpheus
2 – Forbidden Colours
3 – Weathered Wall
4 – Heartbeat
5 – Brilliant Trees
6 – Laughter and Forgetting
7 – September
8 – The Shining of Things
All compositions by David Sylvian except 2 by Ryuichi Sakamoto; 3, 5 by Jon Hassel, David Sylvian; 4, 8 by Ryuichi Sakamoto, David Sylvian.
All lyrics by David Sylvian
• Personnel
Nicola Andrioli – piano, original arrangements
Kalevi Louhivuori – trumpet, flugelhorn, electronics
Michele Rabbia – drums, percussions, electronics
• Recording Data
Total time 45:58 STEREO DDD
(p) 2020 DODICILUNE (Italy)
(c) 2020 DODICILUNE (Italy)
www.dodicilune.it
LP DODICILUNE DISCHI Ed439
8033309694399
Produced by Maurizio Bizzochetti per Dodicilune, Italy. Label manager Maurizio Bizzochetti (www.dodicilune.it). Recorded 22, 23, 24 February 2019 at Artesuono, Cavalicco (Ud), Italy. Mixed and mastered May 2019 at Artesuono, Cavalicco (Ud), Italy. Sound engineer Stefano Amerio. Cover photo (c) Giacomo Rosato. Photos by Maurizio Bizzochetti.
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