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Martedì 14 febbraio esce in Italia e all’estero distribuito da Ird e nei migliori store digitali, “Twelve Colours and Synesthetic Cells” il nuovo lavoro discografico – a dieci anni da “Vaghissimo Ritratto” – del duo composto dal sassofonista e clarinettista Gianluigi Trovesi e dal pianista Umberto Petrin. Il nume tutelare di riferimento è Alexander Skrjabin (Mosca 1872 – 1915) che i due straordinari musicisti “usano” come semplice pretesto iniziale per un dialogo suddiviso in molte vignette dalla notevole intensità. A nove brani ispirati a frammenti di preludi skrjabiniani si alternano, infatti, dodici improvvisazioni ispirate alla nota tabella sinestetica che il compositore russo aveva creato inventando un legame tra lo spettro dei colori e il carattere espressivo della musica da lui composta.
“Umberto Petrin e Gianluigi Trovesi sono due spericolati giocolieri del pentagramma, sempre pronti a gettarsi in avventure che evitano con leggerezza e bravura i luoghi comuni e le banalità, prendendo spunto da musiche di epoche diversissime per realizzare una sintesi di linguaggi sempre personale e ricca di spunti interessanti e creativi. In questo album il nume tutelare di riferimento è Skrjabin, ma ancora una volta i due musicisti lo usano unicamente come semplice pretesto inziale per inziare un dialogo suddiviso in molte vignette di breve durata e notevole intensità.
Petrin è pianista sopraffino, dotato di un bellissimo suono che disegna panorami quasi “cinematografici” per ampiezza e capacità di colori; a questa abilità strumentale bisogna aggiungere una curiosità intellettuale che lo porta ad apprezzare musiche diversissime, dal free di Ornette Coleman al funk degli Chic; uguale apertura di orizzonti si ritrova nella personalità di Trovesi, che alternando diversi colori strumentali (clarinetto contralto, sax contralto, clarinetto piccolo) trova linee sempre inconfondibili, personali, dove il gusto dell’ironia e dello scherzo così tipici del suo stile si alternano a momenti che si riallacciano più strettamente alla tradizione jazzistica tout court.
Anche Gianluigi spazia dalla musica rinascimentale al jazz più sperimentale, senza però realizzare minestroni stilistici improbabili ma, anzi, tenendo sempre ben salda la capacità di osservarne le più diverse sfaccettature per ricavarne suggestioni nuove.
Il carattere aforistico di molti pezzi presenti nell’album non ha nulla di “non-finito” o di parziale, ognuno è un gioiello perfettamente cesellato e completo in se stesso, dove l’eco lontana delle armonie skjabiniane si stempera in quella del linguaggio jazzistico senza che questo abbia nulla di artificioso. Per musicisti di questo livello è normale confrontarsi con mondi diversi e muoversi al loro interno con assoluta naturalezza.
Rispetto alle scorribande barocche del loro precedente album “Vaghissimo Ritratto” vi è qui una maggiore asciuttezza di approccio, le linee melodiche sono più angolose e sagomate e le atmosfere sono meno sognanti. La pulsazione ritmica, che nel precedente lavoro veniva quasi interamente abbandonata a favore di un lirismo quasi estatico, viene ripresa con vigore creando incastri di notevole virtuosismo e groove. Qualche suggestione di valzer fa capolino con garbo ogni tanto, convivendo pacificamente con le formule ritmiche derivate dal mondo dell’hip-hop che all’inizio del disco appaiono assieme alla voce del grandissimo poeta Osip Mandelstam’ (un modo per ricordarci che Petrin è grande appassionato di poesia e autore di versi).
Ai brani ispirati a frammenti di preludi skrjabiniani si alternano 12 improvvisazioni ispirate alla nota tabella sinestetica che il compositore russo aveva creato inventando un legame tra lo spettro dei colori e il carattere espressivo della musica da lui composta. Questi momenti hanno un carattere decisamente più astratto degli altri pezzi, ma riescono a non perdere un grammo della loro comunicatività grazie all’intesa telepatica tra i due musicisti, che li porta sempre ad ascoltare i più piccoli dettagli di fraseggio per restituirli reciprocamente arricchiti di nuova invenzione; i due musicisti evitano l’approccio “muscolare” e competitivo di troppi dischi in duo apparsi sulla scena negli ultimi anni, preferendo suonare unicamente lo stretto necessario,lasciando spazio uno all’altro con generosità.
Le tessere di questo coloratissimo mosaico musicale alternano stati d’animo assai differenti formando però un’architattura di rara compattezza e solidità, che grazie alla freschezza improvvisativa dei due protagonisti passa in un lampo, facendo immediatamente voglia di ricominciare da capo l’ascolto del disco.” Carlo Boccadoro
TRACKLIST
1) Finestra e notte e brina (from Prel. Op. 33 n.1)
2) Alba famigerata (from Prel. Op. 11 n. 1)
3) Summer Evening (from Prel. Op. 15 n. 5/La Sera)
4) Osip disse (from Prel. Op. 74 n. 3)
5) Boris e Alexandr (from Prel. Op. 11 n. 2)
The Twelve Colours of Skrjabin
6) Rosso-Arancione (G)
7) Verde (A)
8) Bianco-Azzurro (E)
9) Blu perlaceo (B)
10) Viola-Porpora (Ab)
11) Bagliore metallico (Bb)
12) Giallo (D)
13) Rosso scuro (F)
14) Blu (F#)
15) Grigio acciaio (Eb)
16) Viola (Db)
17) Rosso (C)
18) A fabulous fog (from Prel. Op. 16 n. 4)
19) Notturno (from Prel. Op. 67 n. 1)
20) Like a Mystery (from Prel. Op. 16 n. 2)
21) Il sole qui (from Prel. Op. 13 n. 1)
All compositions by Giovanni Trovesi, Umberto Petrin (Dodicilune edizioni)
(P) 2017
Dodicilune ED363
8033309693637
MUSICISTI
Gianluigi Trovesi, alto sax, alto clarinet, piccolo
Umberto Petrin, piano
CREDITS
Produced by Maurizio Bizzochetti, Gabriele Rampino, Dodicilune, Italy
Recorded, mixed and mastered 22nd-23rd June 2016 at Artesuono, Cavalicco (Ud), Italy
Sound engineer Stefano Amerio
Cover painting by Mirko Baricchi Photos by Gabriele Rampino
Contact: www.gianluigitrovesi.com, www.umbertopetrin.it
Cover painting copyright Mirko Baricchi “Mediterraneo”, 2009, tecnica mista su tela, cm 80×80, courtesy of Cardelli & Fontana Arte Contemporanea, Sarzana (Sp), Italy, www.cardelliefontana.com
Mirko Baricchi è nato a La Spezia il 12 aprile 1970. Si diploma nel 1992 all’Istituto d’Arte Palazzo Spinelli di Firenze. Intraprende nel 1993 un viaggio che lo porta a diretto contatto con le arti visive centro americane. Si stabilisce a Città del Messico, lavorando come illustratore in una nota rivista. Nel 1994 ritorna in Italia. Dal 1992 ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
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